Sostegno alla genitorialità

Di cosa mi occupo psicoterapia, sostegno alla genitorialità

Come psicoterapeuta e come madre sono con d’accordo con la frase popolare che dice: “fare i genitori è tra i mestieri più difficili al mondo”.
Ad ogni età i figli portano questioni differenti agli adulti che se ne occupano e ogni figlio attiva nei differenti genitori entusiasmi e paure differenti.
La difficoltà dell’essere genitori origina dalla distorsione del rapporto intimo che si instaura tra genitori e figli; l’intimità può nascondere la tendenza da parte dei genitori a ripercorrere attraverso i figli molte fasi della propria vita, proiettando inconsciamente sui bambini e i ragazzi quelle che sono stati i loro vissuti e stati emotivi. In altre parole la difficoltà di alcuni genitori sta nel comprendere che i figli, avendo avuto una storia differente dalla loro, davanti agli stessi accadimenti di vita, non è detto che vivano le situazioni con gli stessi stati emotivi o che agiscano ripetendo ciò che hanno agito i genitori. Si potrebbe tradurre questo stato come la mancanza di separazione interiore tra ciò che appartiene affettivamente ai genitori e ai figli.
Da questo malinteso si generano spesso nei genitori ansie e paure che rischiano di essere proiettate sui figli.
Dalla mancanza di separazione origina la mancanza di spazio mentale in cui i figli possano sognare desideri tutti loro, differenti da quelli che i padri e le madri sognano per loro, gettando la base per incomprensioni e conflitti.

I neogenitori
Per un periodo ho lavorato come psicologa nei circuito nascita consultoriale prendendo parte come consulente ai gruppi delle gestanti prima e di sostegno alla genitorialità dopo la nascita dei piccoli.
La prima fase di vita dei bimbi sottopone i genitori impegnati nell’accudimento dei cuccioli, che dipendono dagli adulti in tutto e per tutto per la loro sopravvivenza, ad un forte stress, oltre che a molteplici sentimenti amorevoli mai provati prima: perché i neonati e i bimbi fino ai circa 3 anni richiedono continua attenzione, cura e sorveglianza affinché sopravvivano e crescano senza farsi male. Inoltre non sempre le fasi circadiane sonno-veglia dei piccoli si stabilizzano da subito, sottoponendo i genitori alla deprivazione di sonno.
La nascita di un bimbo, ancorché cercato e voluto, cambia gli assetti della coppia. Il rischio che la coppia “scoppi” è in agguato, se dopo i primi mesi di vita qualcosa del rapporto tra i due adulti non venga curato e preservato, se il padre non riesce a parlare della eventuale frustrazione che può provare nel sentirsi tagliato fuori nei primi mesi , periodo in cui il neonato è strettamente dipendente dalle cure materne, oppure se la madre non riesce a chiedere e ottenere il sostegno di cui necessita quando, non capendo alcune risposte del cucciolo, si angoscia.
Quello che è certo è che ogni padre e madre entra in una relazione con il proprio figlio con il proprio bagaglio di punti di forza e fragilità.Il sostegno alla genitorialità in questa fase ha a che fare , non tanto con il cercare di fornire ai genitori il “libretto di istruzioni” del buon genitore; per le indicazioni di massima di ciò che sia meglio non fare affinché i bimbi possano crescere sani sono presenti i pediatri.
Il sostegno alla genitorialità si occupa di aiutare i genitori a trovare un loro modo di entrare in relazione con il loro bimbo, scegliendo come crescerlo al netto delle loro angosce inconsce che rendono la possibilità di scelta difficoltosa tra i tanti, talvolta troppi consigli che la società riserva loro.
Solo contenendo angosce e insicurezze, i genitori possono avere spazio mentale e affettivo per osservare e conoscere il proprio bimbo nella sua particolarità e sperimentare a loro volta tutta la gamma di emozioni che questa nuova relazione fa scaturire in loro.

Genitori e figli adolescenti
L’adolescenza è una fase “calda” in cui i figli prendono le distanze dalle regole e dalle vie tracciate dai genitori e da tutti gli adulti di riferimento, alla ricerca dei propri desideri e della propria autonomia. Fino a qui andrebbe tutto bene, se non fosse che i ragazzi, a differenza degli adulti, possono contare poco sulle esperienze pregresse e i genitori sono comunque chiamati a limitare la tendenza all’ “andare oltre” tipico di questa età.
Mentre in età prepubere, l’adulto che si trovava a dire un “no” aveva a che fare nella peggiore delle ipotesi con un capriccio, adesso si trova a fronteggiare un adolescente che “alza il tiro” in nome della propria ribellione e rivendicazione di autonomia di scelta, arrivando ad infrangere i patti educativi che prima funzionavano.
I genitori spesso mi chiedono la misura in cui possono chiedere di rispettare la regola, se funziona o meno la punizione, se sia meglio lasciare correre e concedere, insomma il campionario delle possibilità è vasto, ma sicuramente ogni questione va trattata caso per caso e, se possibile, con entrambi i genitori.
La discordanza dei genitori non sempre è un elemento negativo perché i figli imparano che possono esistere differenti modi di regolamentarli, ma sicuramente ciò che è confusivo e fuorviante sia per i ragazzi avviene quando un genitore tiene duro sulla regola e l’altro lascia correre. Non sempre è il caso di “tenere duro” con i figli in modo rigido e non sempre si può lasciare correre, ma le posizione discordanti, confondono i figli delegando loro la possibilità e l’onere di decidere autonomamente su questioni che possono rivelarsi poco producenti.
Il sostegno alla genitorialità in questa fase deve trattare proprio la concordanza educativa tra genitori e come modulare i limiti affinché i figli non si lascino perdere (sullo studio, rispetto alla cura dei propri interessi e delle proprie relazioni sociali) o si facciano del male non coltivando con impegno il proprio futuro.
L’educazione dei ragazzi deve essere mossa dal desiderio di vitalità del figlio, che costruisce se stesso, più che dal desiderio di imporre regole autoritarie per soddisfare l’ego genitoriale.