La depressione è uno stato della mente in cui una persona prova tristezza e disinteresse verso la vita.
La caratteristica che accomuna tutte le forme depressive è la difficoltà che il soggetto ha nel mettere a fuoco e a realizzare il proprio desiderio.
Provare tristezza di per sé non può essere definita una posizione patologica, se resta temporanea, transitoria e se non va a compromettere il funzionamento di una persona rispetto ai propri legami affettivi a alle proprie attività di vita.
Saper provare un sentimento di tristezza non è una patologia, anzi denota la capacità di percepire anche i toni di colore meno brillanti della vita.
Quando diciamo “mi sento depresso” o giù di tono, possiamo non preoccuparci fino a quando la situazione non perduri troppo a lungo e diventi stagnante.
QUANDO LA TRISTEZZA DIVENTA PATOLOGIA?
Il DSM V parla di depressione maggiore come uno dei disturbi dell’umore più invalidanti al mondo.
Questa grave patologia è caratterizzata da un senso di anedonia e disinteresse totale per la vita che perdura nel tempo fino, in alcuni casi, a portare il soggetto al suicidio. Questa forma di depressione necessita i trattamenti mirati e contenitivi sia di tipo farmacologico, fornito dallo psichiatra, sia psicologici, come il sostegno costante al soggetto.
Un’altra forma depressiva piuttosto comune è la depressione reattiva, ovvero una depressione che può sopraggiungere in risposta ad un evento specifico piuttosto destrutturante per il soggetto che lo vive. Immaginiamo lo stato del lutto , che forse qualcuno ha sperimentato direttamente, ovvero alle sensazioni di tristezza e smarrimento che si provano a causa di separazioni che toccano profondamente il nostro stato affettivo ed emotivo. Separazioni dal coniuge o dal compagno o fidanzato, la morte di qualcuno a noi caro, la perdita del lavoro, insomma ogni separazione da persone o posizioni su cui avevamo fondato un pezzetto della nostra identità affettiva.
IL TRATTAMENTO
Forse qualcuno ha sentito dire che le separazioni così come i lutti sono traumi, ovvero sono eventi reali che non sono da subito facilmente pensabili dalla nostra mente e che necessitano di tempi lunghi di elaborazione e dell’aiuto di un’altra mente che ci aiuti a simbolizzarli, o più vividamente potremmo immaginare che ci aiuti a renderli “digeribili” e riassorbibili dalla nostra mente.
lo psicoterapeuta in questo caso si pone a fianco del paziente sostenendolo e contenendo i momenti di scoramento e angoscia che prova, cercando di comprendere la motivazione che gli impedisce di accettare quella perdita e mancanza, rispettando i tempi di elaborazione soggettiva della persona rispetto al proprio dolore.