
L’attacco di panico è uno stato psicofisico estremamente straniante per il soggetto che lo vive, caratterizzato da palpitazioni, tachicardia, sudorazione, sensazione di non riuscire a respirare, che suscitano in chi lo sperimenta la sensazione di essere sul punto di morire.
Pensare che gli attacchi di panico si presentino in correlazione ad eventi traumatici, forte stress e cambiamenti di vita importanti sarebbe riduttivo, dal momento che non tutti i soggetti che vivono queste situazioni strutturano come sintomo l’attacco di panico.
La mia esperienza clinica e la letteratura psicoanalitica mostrano una forte correlazione tra attacco di panico e una modalità di gestione delle questioni di vita nei soggetti che sviluppano questo sintomo, caratterizzata dalla tendenza ad esercitare una forma di controllo sugli eventi.
I soggetti che gestiscono la propria vita cercando di avere il controllo sugli avvenimenti, si sentono smarriti nel momenti in cui perdono questa posizione immaginaria.
Definisco il controllo una posizione immaginaria perché, anche qualora si possa pensare ad avere un’esistenza molto organizzata, il pieno controllo di essa non è che una pia illusione. Nessuno di noi può controllare gli accadimenti che ci circondano, tantomeno le persone con cui ci relazioniamo. Non controlliamo l’altro o il tempo che passa, l’invecchiamento e molto altro ancora.
Gli attacchi di panico hanno la caratteristica di comparire quando meno il soggetto se lo aspetti e sono caratterizzati dalla totale perdita proprio del controllo.
Indagando sulla vita delle persone che mi portano questo sintomo, riscontro che si tratta per lo più di pazienti tendenzialmente che hanno vite piene che stanno vivendo momenti di cambiamento, stressanti e talvolta anche costruttivi, ma che li pongono di fronte a situazioni nuove, non ancora sperimentate e quindi non prevedibili.
Una circostanza che può fare da sfondo all’attacco di panico può essere l’incontro amoroso. Nella posizione dell’innamoramento il soggetto umano tende a perdere i propri confini e viene a patti con le proprie posizioni rigidamente costruite, per incontrare l’altro, ma soprattutto il proprio desiderio.
Un’altra questione che tende a mettere in scacco il soggetto che sviluppa l’attacco di panico è la pulsione sessuale, che soprattutto in età adolescenziale, tende ad infiammare corpo e mente, superando la cortina del controllo soggettivo.
L’attacco di panico può comparire anche in soggetti che stanno vivendo una forte pressione lavorativa, dopo aver investito molto sulla carriera e si trovano sopraffatti degli eventi che si trovano a gestire.
Potremmo dire che lo scatenamento del sintomo necessita di almeno due fattori: un forte investimento pulsionale e la necessità soggettiva di dover controllare tutto.
IL TRATTAMENTO
Capita che i soggetti si rivolgano allo psicologo nel tentativo di trovare metodi per la gestione del panico, che normalmente hanno già trovato da soli. Molto spesso questi soggetti sviluppano un sintomo di evitamento rispetto a situazioni in cui siano messi a contatto con novità in presenza di altre persone (luoghi nuovi, posto affollati, situazioni in cui è pericoloso perdere il controllo).
Ritengo che la questione dell’analisi del sintomo debba articolarsi attorno ai vissuti e al contesto del soggetto e al contempo sia necessario indagare la motivazione per cui quella persona abbia bisogno di costruire una barriera tra sé e le proprie emozioni attraverso il controllo.
Controllo che per questi soggetti non può mai traballare, ma che conduce alla sua perdita totale nell’attacco di panico.